L’empatia è un processo di interazione in cui il terapeuta -rogersiano- ha la capacità di percepire esattamente i sentimenti, i significati personali che la persona sta vivendo e/o comunicando, anche se ne è “appena cosciente” e si conclude con la possibilità del terapeuta di comunicare la comprensione.
Rogers (1975) la definisce come:
“entrare nel mondo personale dell’altro e starci a proprio agio come a casa propria”
Si pone quindi l’accento sull’aspetto del “come se”, ossia che i sentimenti, le emozioni come per esempio la rabbia e la confusione del cliente sono sentiti come propri, ma non devono essere mescolati con i sentimenti, la rabbia e la confusione del terapeuta, altrimenti ciò comporterebbe un insuccesso per l’interazione.
Rogers nella sua definizione di empatia riprende il concetto di experiencing di Gendlin (1962), affermando che nell’organismo umano è sempre in atto un flusso di esperienze nel quale l’individuo si confronta come modello di riferimento per interpretare il significato sentito –emozione e affetto- della sua esperienza (Rogers, 1975).
Il processo empatico
Il terapeuta nella risposta empatica rimanda alla persona il riflesso del sentimento- emotivo e cognitivo- di cui la narrazione è impregnata.
È come se il terapeuta funzionasse da cassa armonica di ciò che la persona, attraverso la comunicazione verbale e non, sta facendo vibrare dentro di sé.
In questo caso nel cliente avviene un confronto, nel valutare se sentirsi compreso o non compreso, come afferma Rogers, con la condotta psico-fisiologica fluente, scaturita dal rimando empatico del terapeuta, per verificare se il termine impiegato dall’interlocutore si adatta col suo fluire organismico.
Se l’interlocutore s’identifica con il significato provato, ciò lo incoraggia a aprirsi ad un altro flusso di esperienza. Impara così nel corso del processo psicoterapeutico a contattare le proprie emozioni, anche quelle che è stato costretto a negare e/o a deformare.
Nel momento che il cliente sente che il terapeuta lo comprende emotivamente e cognitivamente per come pensa di essere, senza giudizio, ne consegue che in questo clima, il cliente sente di aprirsi ancora di più e crescere verso la capacità di mantenere, autoregolare ed autorealizzare sé stesso.
Differenza tra empatia e compassione
Il video descrive la differenza che c’è tra empatia e compassione. Quest’ultima riguarda il sentimento che cognitivamente viene elaborato dal nostro cervello sulla percezione emotiva della sofferenza dell’altro e si cerca di alleviare.
È necessario avere chiaro che essere emotivi non vuol dire essere empatici!
Per esempio se due amici si incontrano e Tizio comunica a Caio con tristezza e dolore “Sai mio padre è morto”. Se Caio si sente invaso emotivamente e si proietta in questo vissuto, vivendolo come se fosse realmente accaduto a lui, avrà sì, una reazione emotiva propria che parla della sua reazione e non quella dell’amico.
Bibliografia
Rogers, C.R. (1975) Empathic an unappreciated ways of being in the counseling psychologist 5(2), pp.2-10.
Immagine dell’articolo di Bernd Müller da Pixabay.